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sabato 14 luglio 2012

Le radio libere in Italia, le voci fuorilegge (parte seconda)

A Milano invece il 1° marzo 1975 partì l’avventura di Radio Milano International, la prima radio indipendente del capoluogo lombardo. La sua redazione si costituiva di tre giovani: i fratelli Angelo e Rino Borra e Nino Cozzi. Radio Milano International trasmetteva tre ore al giorno dalle diciassette alle venti, la conduzione era spontanea, ricca di americanismi e musica pop anglosassone. In realtà per i primi giorni le trasmissioni vennero mandati in onda in differita per la paura di subire sequestri da parte della polizia così, si registrava su un nastro in studio e poi si irradiava il tutto solo in seconda battuta. Nell’aprile dello stesso anno però RMI fu soggetta al primo sequestro dei locali e delle apparecchiature, ma uno dei responsabili della radio, Angelo Borra, presentò ricorso e il tribunale milanese pronunciò una sentenza che permise alla radio di trasmettere purché questa “non disturbasse la ricezione delle normali emittenti di Stato ”. Con il passare dei mesi Radio Milano International passò da una gestione per così dire “familiare” ad una struttura più professionale grazie alla collaborazione con dj o giornalisti esterni, due su tutti: Claudio Cecchetto e Paolo Limiti. Grazie a queste diverse esperienze, in Italia si iniziò veramente a respirare la volontà di superare l’impostazione ideologica del monopolio pubblico di stato per il settore radiotelevisivo.
L’idea di creare tante “antenne libere” venne sostenuta da intellettuali, giornalisti e militanti delle più svariate estrazioni ma furono soprattutto i giovani a volere uscire con il mezzo radiofonico dalle assemblee studentesche con il chiaro intento di raccontare il loro mondo che molto spesso invece, dalla classe politica e istituzionale, veniva emarginato. La possibilità di aprire radio libere rappresentò per tutti questi gruppi un’occasione imperdibile. Fu così che oltre a Radio Milano International che seguiva un filone diciamo più commerciale, nacquero sempre nel capoluogo lombardo Canale 96 e Radio Milano Centrale. Canale 96 aveva l’ambizione di diventare la principale voce di controinformazione di Milano, fu una stazione assolutamente politicizzata e militante dichiarandosi apertamente “la radio della sinistra milanese”. Il linguaggio adottato nelle rubriche era volutamente partigiano e l’informazione data si caratterizzava per una grande semplicità perché l’ascoltatore tipo della stazione doveva essere il classico “uomo della strada”. Radio Milano Centrale invece fu una stazione aperta a contributi più vari, venne fondata da un gruppo di giornalisti e conduttori di formazione Rai desiderosi di una maggiore autonomia. Il primo direttore fu Mario Luzzatto Fegiz, giornalista del Corriere della Sera e già collaboratore di altre stazioni radiofoniche. Fu una radio questa che prestava molta attenzione all’informazione (come collaboratore infatti lavorava un giovane Michele Cucuzza) e all’approfondimento cercando di dedicare spazio ai problemi sociali, sindacali, politici. Naturalmente non poteva mancare la buona musica trasmessa da un giovane italoamericano, Eugenio Finardi, e molto seguita fu anche una rubrica che trasmetteva istruzioni e consigli su contraccettivi e aborto . Radio Milano Centrale fu appoggiata da movimenti sindacali e politici della sinistra extraparlamentare e raggiunse in tutta Milano alto gradimento e ascolti elevati. Intanto nell’aprile del 1975 venne approvata in parlamento la legge di riforma Rai con l’obbiettivo di garantire a tutti i soggetti politici e sociali di essere in qualche modo rappresentati all’interno dell’ente. Negli anni seguenti però l’obbiettivo di fondo non venne mantenuto e nella Rai stessa venne dato il via alla logica della cosiddetta lottizzazione ovvero una spartizione da parte dei partiti politici delle cariche aziendali e dei canali radiotelevisivi nazionali, inoltre, con questa legge veniva ribadita l’esistenza del monopolio radiotelevisivo nazionale Lo Spettatore

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