venerdì 6 luglio 2012
La radio: dalle origini alle off-shore (parte seconda)
La URI nacque in Italia come unica società di gestione del servizio radiofonico nazionale, questa compagnia aveva un capitale misto in cui partecipavano società pubbliche come la Sirac (Società italiana radio audizioni circolari) e industrie private (la Fiat). Vennero inoltre definiti da subito i contenuti delle trasmissioni ed anche un sistema di finanziamento ai futuri concessionari attraverso il pagamento di un canone di abbonamento ed entrate pubblicitarie. Il 6 ottobre 1924 iniziarono ufficialmente le prime trasmissioni seppur con programmazioni diverse delle sedi locali, povertà dei mezzi tecnici e una ristretta cerchia di uditori. Già nel 1928 la URI cambiò nome trasformandosi in EIAR (Ente italiano audizioni radiofoniche) diventando in questo modo lo strumento privilegiato con cui il governo fascista costruì il proprio consenso e comunicava le proprie imprese agli italiani. La radio italiana in questo momento diventò radio di stato e si registra che nell’arco di tempo compreso dal 1927 al 1937 l’incremento delle vendite del mezzo raggiunse circa il 70%, anche grazie alla notevole quantità di musica trasmessa che contribuì a formare il mito della canzone italiana. Negli anni di regime vennero migliorati gli impianti mobili per i collegamenti esterni a cominciare da quelli situati nei campi sportivi, così la radiocronaca delle partite di calcio divenne ben presto un genere molto seguito. Il regime cercò di attirare l’attenzione anche dell’universo femminile trasmettendo pubblicità commerciali e puntò su una programmazione leggera che potesse essere apprezzata indistintamente da tutti gli italiani. La radio era diventata ormai un mezzo di comunicazione di massa con la quale il regime fascista in Italia e quello nazista in Germania poterono costruire il loro consenso.
Per tutti gli anni Quaranta l’EIAR restò l’unica radio presente sul territorio italiano se si esclude il proliferare di antenne clandestine su tutta la penisola per ascoltare voci e notizie provenienti dall’estero. Queste radio furono Radio Londra che trasmetteva dall’estero ma in italiano e fu la principale voce antifascista, e le comuniste Radio Mosca e Radio Milano Libertà. In piena seconda guerra mondiale le truppe nazifasciste spostarono l’EIAR a nord, lontana da Roma, e a causa dei bombardamenti che colpirono anche la nostra penisola durante il conflitto, l’unica radio non fascista a trasmettere rimase Radio Bari. Fu questa radio che trasmise l’annuncio della firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, diffuse le prime notizie relative alla situazione del Regno del Sud e informò sulle vicende della Resistenza contro il nazifascismo. Radio Bari fu una radio stimolante e moderna alla quale lavorarono giornalisti, registi, commentatori politici, musicisti, cantanti e attori ma soprattutto fu una radio “aperta” che a differenza di tutte le altre radio (Radio Palermo, Radio Napoli, Radio Roma), che cominciarono a trasmettere man mano che gli alleati si spostavano verso nord, non diventò strumento di pura propaganda angloamericana. Con la fine della guerra e la caduta del regime fascista di Benito Mussolini, l’EIAR cessò di esistere e l’ente concessionario della radiofonia statale venne rifondato assumendo il nome di Rai (Radio Audizioni Italia). La Rai nell’immediato dopoguerra e dopo aver ripristinato gli impianti trasmittenti in onde medie, poté godere di due reti, una Rossa e una Azzurra situate inizialmente a Torino e Roma ma successivamente posizionate entrambe nella capitale per ovvie ragioni di supervisione. Successivamente i canali disponibili diventarono tre con palinsesti e programmazioni differenti: la prima rete si indirizzava verso un pubblico medio ovvero la generalità degli ascoltatori, la seconda trasmetteva programmi di intrattenimento con uno stile leggero e popolare, la terza aveva un intento pedagogico quindi finalità educative. Con la ripresa della normale attività politica, venne istituita una commissione parlamentare con il compito di controllare il mezzo radiofonico per cui dalla fine della guerra, furono i partiti politici ad influire sulle scelte di casa Rai.
Lo Spettatore
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